Discutiamo pure tra noi ma di politica, non di tecnicismi

 
 
Da L'Unità del 14 dicembre, intervista a cura di Federica Fantozzi 
 
Matteo Mauri, vicecapogruppo del Pd alla Camera, appartiene alla corrente Sinistra è Cambiamento che fa capo al ministro Maurizio Martina.
 
Avete Appena votato la fiducia a un governo fotocopia?
«Ormai siamo abituati a opposizioni a cui non va bene niente. Hanno risposto no alla richiesta del presidente della Repubblica Sergio Mattarella di partecipare a un governo di unità nazionale. Si sono confermati degli irresponsabili. Adesso non possono lamentarsi che questo esecutivo assomigli al precedente».
 
I Cinquestelle esultano. C'è chi obietta che riproporre gli stessi nomi apra per loro un'autostrada...
«Non abbiamo certezze sulla data delle prossime elezioni, e fare un governo ex novo significa perdere molto tempo. C'era l'esigenza di avere una squadra in grado di lavorare subito per i problemi del Paese. Ci sono dossier già aperti, indicati dallo stesso capo dello Stato, come il dopo sisma, l'Europa, le banche. Non si poteva ricominciare tutto da capo».
 
Qual è il suo orizzonte per il voto? Gentiloni in aula ha detto che loro andranno avanti finché avranno la fiducia del Parlamento.
«Il premier ha dato una risposta istituzionale. Sul piano politico penso che sia opportuno andare al voto il prima possibile con una legge elettorale adatta. Vale a dire quella che uscirà dalla pronuncia della Corte Costituzionale, se armonizzata, o ancora meglio un testo approvato dal Parlamento con un intervento ampio e veloce. La legge elettorale va fatta insieme alle altre forze politiche».
 
Legge elettorale e poi voto. Significa che la deadline è giugno, come vorrebbe Renzi?
«A quel punto, se ci sono le condizioni, si potrà andare alle urne».
 
Con quale legge elettorale, secondo lei? Inevitabilmente proporzionale?
«Ora come ora la cosa più probabile è che la Consulta ci consegni una soglia proporzionale. Al Senato lo è già, sia pure con uno sbarramento alto. La mia opinione è che se riuscissimo ad andare nella direzione più maggioritaria possibile sarebbe un fatto positivo. Ma per raggiungere questo obiettivo serve il contributo di tutti. Salvini dice che gli andrebbe bene anche il Mattarellum? Bene, allora collabori. Non si può più dire tutto e il contrario di tutto».
 
Senza Verdini la maggioranza ci sarà?
«Sono convinto di sì. I numeri ci sono e non possiamo escludere che in futuro anche altri possano decidere di garantire la stabilità».
 
Pensa a Forza Italia?
«Più che altro penso agli stessi uomini di Ala. Non è scritto da nessuna parte che non votino con noi su certi provvedimenti. Vedremo. Anche perché chi affondasse questo governo si assumerebbe una grandissima responsabilità: precludere non al Pd ma all'Italia la gestione di questo momento delicato».
 
Dovrebbe dirlo alla minoranza bersaniana del Pd, che ha annunciato che deciderà caso per caso se sostenere o meno il governo...
«Lo dico a tutti. Sono stato molto sorpreso di leggere il documento della minoranza nell'ultima direzione».
 
Domenica comincia il confronto nell'assemblea nazionale del partito. Renzi si deve dimettere da segretario, come prevede lo statuto, se vuole anticipare il congresso?
«Su questo dobbiamo rimetterci alle decisioni degli organismi tecnici. In ogni caso, se pensassimo di impostare il congresso parlando di organismi e non di politica sbaglieremmo. Se non ci concentriamo nel dire quale è la nostra idea di Italia non andremo da nessuna parte. Vorrei rivolgere a tutti un richiamo alla concretezza».
 
Renzi sarà in campo come leader della prossima fase?
«Ho tutti gli elementi per credere di sì».

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